“Rieti è una bella città e di struttura aristocratica”, osservava Guido Piovene nel suo viaggio in Italia. “Dalla cattedrale romanica al duecentesco Palazzo dei Papi, dai potenti archi gotici ai quartieri con viuzze , scalinate esterne, torri mozze ed archivolti, dalla Loggia del Vignola alle molte dimore nobiliari, la città aduna un nucleo di aristocrazia romana e ne porta l’impronta” annotava lo scrittore negli anni Cinquanta.

Per visitare Rieti bisogna andare adagio, passeggiare lentamente alla scoperta degli angoli più suggestivi accompagnati da una guida esperta con la quale familiarizzare in breve con la città ed i suoi abitanti, lasciarsi cullare dalla calma che avvolge il centro storico rimanendo stupiti dalla bellezza dei luoghi. Dimenticate dunque le tensioni, fatevi attrarre da paesaggi indimenticabili come quello che si può ammirare dal Ponte Romano, assaporate la tranquillità della provincia reatina e lasciandovi circondare dal garbato calore della gente, puntate diritto verso il centro storico pronti alle sorprese.  Rieti lascia in ogni momento col fiato sospeso. La ricchezza dei palazzi gentilizi reatini, le numerose chiese, i resti della città romana, la vista delle montagne circostanti tutto mozza il fiato. Più si avanza alla scoperta del passato e più ci si sente abbracciati dalle mura medievali che circondano il centro storico. Le emozioni si sommano allo stupore perché Rieti sorprende sempre il visitatore. La sua è una storia ricca di avvenimenti, riconducibili al legame con Roma, fatta da papi, condottieri e sovrani.

Conquistata nel 290 a.C. dal console Manio Curio Dentato divenne un importante gastaldato appartenente al Ducato di Spoleto e successivamente, nel 1198 come Comune guelfo passò sotto l’autorità di Innocenzo III. Ospitò numerosi pontefici che si rifugiavano in città per sfuggire alla cruente lotte tra papalini ed imperiali, guadagnandosi l’appellativo di “fidelissima semper”. In questa città impregnata del lavoro dell’uomo, forti sono i ricordi del “poverello” di Assisi che rivivono nei quattro santuari francescani.

Aggrappati a scoscesi dirupi, perle incastonate nel verdeggiante paesaggio, corona alla conca reatina, conservano intatta l’atmosfera di pace e quel senso di vicinanza alla natura tanto cari a San Francesco. Dai monti circostanti dominati dal massiccio del Terminillo, nota stazione turistica, la vista di una pianura generosa, occupata un tempo da un ampio bacino, il lacus Velinus, prima che il console romano C. Dentato operasse il taglio delle Marmore, riempie di bellezza la vista. Citata più volte nelle fonti classiche fu paragonata da Cicerone alla valle di Tempe nella Tessaglia, nota al tempo per la sua ubertosità. La vasta zona pianeggiante testimone di uno degli interventi più spettacolari della storia ha stimolato la fantasia di numerosi pittori, scrittori e poeti. Ma è in occasione degli appuntamenti più importanti, quali la tradizionale “Processione dei Ceri” in onore di Sant’Antonio di Padova, la “Festa del Sole” la “Rievocazione dell’Incoronazione di Carlo II d’Angiò” ed il Meeting Internazionale di Atletica Leggera che l’appuntamento è d’obbligo a Rieti, Umbilicus Italiae, è questo è senza dubbio un altro motivo di grande interesse.